Non pensare al terrorismo
Ieri, 8 maggio, era la festa della mamma.
Pochi sanno che che l’8 maggio, ad Arcore, si festeggia la festa di Mamma Berlusconi.
Ma non di mamma Rosa, che purtoppo ci ha lasciato alla veneranda età di 97 anni.
I cioccolatini sono tutti per Mamma Silvio.
Perché Berlusconi dopotutto altro non è che la Mamma degli italiani.
Questa sua inconscia valenza femminile, questo suo ruolo materno col quale non educa ma accudisce i cittadini, questo suo appeal affettivo, confidenziale, lo rendono la Mamma più mamma d’Italia.
Tra noi e Berlusconi c’è la stessa relazione che intercorre tra una madre benevola e il proprio figlio piccolo, molto piccolo, che si lamenta: una relazione di ascolto, di presa in carico. Una relazione basata sul fornire una cura lenitiva al malessere, al disagio che il proprio figlio prova ed esprime.
E nonostante i difetti che Mamma Silvio può mostrare, noi gli perdoniamo tutto.
Perché ne siamo troppo dipendenti e innamorati.
E come nella più classica concezione freudiana del sentimento, c’è sempre un trauma sessuale e un desiderio incestuoso in latenza.
Va da sé poi, al netto delle polemiche dei malpensanti, il nostro senso di malessere e di disagio di cui sopra.
La perenne fase genitale di noi italiani.
Ora è tutto molto più chiaro e rivelato: che quel sentito odio di certa parte del Paese, quel rancore manifesto di una fetta dell’elettorato, quell’astio persecutorio di alcune toghe rosse, siano indirettamente riconducibili ad una una maledettissima e fottutissima invidia del pene?
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