Che comunque il nostro Salento2014

Che comunque il nostro Salento2014

Va bene, non abbiamo vinto, e dire che a quegli appalti mi stavo già affezionando, gli avevo dato dei nomignoli (il progetto di spostare l’Eurotower della Bce a San Cataldo per me ormai era “Pippi mioah”) ma certe cose sappiamo bene – nel profondo del nostro cuore temprato dalla ricotta forte – che ce l’abbiamo solo noi (la z sonora e la t aspirata in frasi tipo “ma quale Croazia e Croazia d’Egittho, guarda che mareah”

Trovare il coraggio

Trovare il coraggio

Comunque questo è un Paese bloccato. “Guai a parlare di articolo 18! Guai a dire che è un totem! Uno non può dire neanche 987.653 volte che l’articolo 18 è un totem, uno non può neanche dare fuoco allo Statuto dei lavoratori, che quelli subito…”. Antonio, il nuovo direttore del Corriere del Mezzogiorno, è fuori di sé. E non solo perché Brazzers ha aumentato a 3,99 dollari la quota associativa settimanale

Verrà l'indignazione, e ti chiederà di nuovo dieci euro

Verrà l’indignazione, e ti chiederà di nuovo dieci euro

Uno non si indigna perché, al ventesimo minuto del primo tempo, è stata interrotta Salernitana-Nocerina, incontro valevole per la undicesima giornata del girone B della Prima Divisione, campionato Lega Pro.
E se anche uno volesse indossare i panni dell’indignato perché hanno leso il suo inalienabile diritto al regolare svolgimento di partite di campionati minori, sancito dalla Costituzione Snai-Lottomatica, quei panni li può vestire solo il compilatore di schedine, l’appassionato di videopoker, il consumatore abituale di sambuche. Il giornalista, per esempio, non è lì per indignarsi. Il suo compito sarebbe andare sul posto o comunque fare tutto il possibile per rispondere a delle domande, per spiegare cosa succede, quando le cose succedono. Invece, apri i giornali e leggi di apocalissi dello Stato, di apocalissi dello stadio, di apocalissi della civiltà occidentale. Tutto nei 17 km che dividono Nocera Inferiore da Salerno.

Frankezze ha vinto il premio speciale della giuria di Internazionale al concorso "Una vignetta per l'Europa"

Come è nato Frankezze? La vera storia

Sì, Frankezze è nato da un’idea di Franco Frattini. Ecco la vera storia, quella che non vi abbiamo mai raccontato. Siamo nel settembre 2010. La Nato è molto preoccupata dal Partito Comunista dei lavoratori di Marco Ferrando, che in certi quartieri operai di città bolsceviche in regioni rosse (come Livorno o Reggio Emilia) raggiunge percentuali dello 0,4%. L’interesse atlantico è di spaccare il Pcl, con un’operazione speculare rispetto a quella parzialmente riuscita negli anni 60 con il Psdi, che logorò da destra il Psi. Questa volta si decide di attaccare il Pcl da sinistra. Per farlo si può iniziare con un blog. Richmond mette sul piatto 12 euro, la Nato ne aggiunge altri 7. L’Italia sgancia 5 euro: 3 dalla Farnesina, 2 dall’Aise. C’è, quindi, una dotazione straordinaria di 24 euro. Ci sono le coperture giuste e l’appoggio logistico dei servizi italiani. Mancano solo i sicari. Frattini si ricorda di due tizi conosciuti a Bruxelles a casa di uno spacciatore, in una serata a base di meth e ketamina. Quei due all’epoca non se la passano tanto bene. Frankoniglio è appena uscito dal rehab. Il suo compagno di merende, Frank Catrame, è appena uscito dal carcere, dove ha conosciuto l’accidioso terrorista Frank Ameba. Telefonano a Fernet Franco, che è appena entrato in depressione. Poi decidono di coinvolgere Frank Sinatras, sessuomane con interdizione perpetua dai pubblici bagni, e Frank Capannelle, maschera di un cinema parrocchiale di Cogne. Serve un webmaster, ma quello viene scelto direttamente da Richmond: è Lucio C., genio dell’informatica e nel tempo libero violentatore di criceti da laboratorio.

Lettura marxista di Peter Pan (la vera storia dell'Isola che non c'è)

Lettura marxista di Peter Pan (la vera storia dell’Isola che non c’è)

Siamo a Londra, nel secondo Dopoguerra. Wendy Darling e suoi fratelli più piccoli Gianni e Michele non si trovano poi così bene sotto l’ombrello della Nato. I tre Darling vengono contattati da un agente polacco, Trilli, che li carica nel portabagagli della sua Trabant. Si svegliano in un’isola, della quale a tutt’oggi né Kgb né Cia hanno mai rivelato le coordinate, dove il carismatico colonnello Peter Pan, già staffetta partigiana durante la resistenza jugoslava, sta sperimentando l’abolizione della proprietà privata sul modello dei kibbutz israeliani. Tuttavia l’idea del socialismo in una sola Isola è ancora lontana dalla sua realizzazione, se è vero che il colonnello Pan deve dividere il territorio con una tribù di indiani, fortemente identitari e quindi impermeabili a ogni seduzione internazionalista. Non solo: ci sono anche i cosiddetti “pirati”, in realtà un manipolo di criminali di guerra scampato a Norimberga, e troppo compromesso per essere riciclato nella Gladio italiana o per rifarsi una nuova vita in Argentina. A capo di queste scorie del nazifascismo c’è Capitan Uncino, evoliano convinto.

Lettura marxista di "Biancaneve e i Sette Nani"

Lettura marxista di “Biancaneve e i Sette Nani”

Biancaneve e i Sette Nani dei Fratelli Grimm è una classica storia di capitalismo renano e di come non bisogna farsi ingannare dalla seduzione del riformismo.
La favola è ambientata nella zona delle miniere fra Francia e Germania, in un’imprecisata epoca pre-thatcheriana. Come in tante fiabe, c’è un Re Buono: è il padre di Biancaneve, il simbolo di quella tradizione di capitalismo paternalista del quale la figlia sarà erede. Il Re muore, mentre la Regina era già morta partorendo Biancaneve. Rimane la Regina cattiva, seconda moglie del Re, che accentra su di sé tutti i poteri, senza incontrare resistenze – nemmeno da parte di una borghesia ancora troppo inconsistente. La Regina cattiva sposta tutta la bilancia commerciale della fiaba sui beni voluttuari: la bellezza, per la quale rivaleggerà con Biancaneve; le costose feste, per finanziare le quali non esiterà a vessare il popolo con politiche di austerity.

Lettura marxista di "Biancaneve e i Sette Nani"

All-exclusive

C’è una gran voglia di sgomberare: il campo dalle polemiche, i campi dai nomadi, le primarie di Roma dai Rom, le primarie dai poveri. Se il capitalismo è nato con uno steccato, vuole morire chiuso in un recinto. Non sarebbe bello bruciare le città, ricostruendole senza più periferie? Tutto centro, tutto Ztl: zona a traffico limitato. “Gira al largo, nigger”. Postazioni di mitragliatrici al posto delle telecamere dei varchi di accesso. Morte invece di multe. Treni ad alta velocità porteranno via i problemi: “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. La Tav Roma-Auschwitz, il corridoio Adolf. “Non vedrai più quelle facciacce brutte in via del Corso, cara”. In strada solo “biondo Pariolo” e lenti a contatto azzurre. Grazie, signora Thatcher. In tanti oggi la rimpiangono. Vogliono una società all-exclusive. Lei aveva tagliato fuori tutti, anche la società: “La società non esiste: ci sono uomini e donne, e le famiglie”.

Lettura marxista di "Biancaneve e i Sette Nani"

Ed è subito cazzata

“Ritengo Jorge Mario Bergoglio aka Papa Francesco moralmente e materialmente responsabile del flop di Chinaglia a Germania ’74, del fallito attentato a Berlinguer a Sofia nel ’73, della vittoria di Nicola Di Bari al Festival di Sanremo del ’72, della tortura e dell’omicidio di 30 mila oppositori politici durante la dittatura argentina, della vergognosa combine fra Argentina e Perù nei mondiali del ’78. E soprattutto del boicottaggio di Horacio Verbitsky nelle librerie Feltrinelli dell’Alta Murgia”.

Lettura marxista di "Biancaneve e i Sette Nani"

Eravamo con il Mali al bar

ncontrai il Mali in un bar dimenticato da Dio e dalle ‘ndrine: l’unico dell’emisfero boreale in cui non avevano l’Amaro del Capo. Il Mali era solo, seduto al tavolino in un angolo in fondo alla sala. Beveva Braulio. L’ultima persona che gli aveva rivolto la parola era stato Raimondo Vianello, nel 1973.

Una scelta cinica: con Monti per i soldi

Una scelta cinica: con Monti per i soldi

L’agenzia Proforma ha confezionato il nuovo simbolo della lista Monti: “Scelta Civica con Monti per l’Italia“. I pubblicitari baresi si erano fatti conoscere in tutta Italia per aver curato le campagne elettorali di Nichi Vendola, uno di quelli che secondo Monti è da “silenziare”, per poter fare finalmente “le riforme”. Quelle riforme che ripristinino finalmente…

Mario Monti ne "Il Silenziatore"

Mario Monti ne “Il Silenziatore”

Il responsabile economico del Pd Fassina “si oppone” alle riforme e “questo per Bersani è un vero problema, dovrebbe silenziare un po’ questa parte che considero conservatrice del suo movimento”. “Coloro che hanno impedito di andare avanti con le riforme in questo anno sono Cgil, Fiom nel blocco sindacale”, mentre tra i partiti “Vendola, Fassina…