Ogni anno, da molti anni, questo è il periodo delle classifiche.
Top ten, top five o classifiche in ordine sparso stilate da qualsiasi individuo abbia modo di accedere ad un qualsivoglia mezzo di comunicazione.
E se le cose continuano così, probabilmente col passare del tempo avremo un numero sempre maggiore di classifiche di cui non ce po’ fregar di meno.
Milioni di non-lette e noiose classifiche dell’anno appena trascorso. E tante menti eccelse impegnate nella creazione della loro personalissima e accurata top ten.
A dirvela tutta, stavo per cedere e rispondere all’imperativo anche io, regalandovi la mia bella classifica delle peggiori cose tradotte in musica del 2010. Giusto per variare un po’.
Ma dopo aver constatato che la presenza sanremese, della De Filippi e di quell’altra porcheria di X-Factor sarebbe stata troppo ingombrante, ho deciso di risparmiarvi.
E poi non mi è sembrato carino farvi iniziare l’anno con un elenco di canzoni che nessuno avrebbe mai voluto sentire.
Come quell’obbrobrio sull’amore per l’Italia del Savoia e di quegli altri due, forse cantata non soltanto per rompere le palle ai disgraziati che in quel periodo accendevano la radio, ma anche per avvicinarsi al partito dell’Amore, rifiutare l’Odio e scegliere così il bene sul male. Chi lo sa?!
O quella dello Scanu vincitore del Festival, che forse è più difficile dimenticare. Perché quando si parla di sesso, si sa, l’attenzione cresce. Soprattutto se capita di andare in gita in qualche lago. Allora è fatta.
Ma troppe ce ne sono.
Nel 2010, poi, abbiamo avuto addirittura il miracolo.
Un signor morto che ci porge la mano e canta dall’oltretomba. Dove forse potrà fare tutti i giochi che vuole, senza rischiare – come un Pinocchio al contrario – che gli caschi il naso.
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