Wolfango: la nuova scena indipendente mi deprime
Ci sentivamo tutti così fighi.
Abbiamo indossato i vestiti migliori.
Abbiamo sfoggiato la pelle. I tatuaggi sul collo, dietro l’orecchio, sulle braccia.
Gli smanicati, i cappotti lunghi, i gilet, i vestiti da geisha.
I jeans al culo, i tacchi e le maglie a righe bianche e nere.
Abbiamo abbozzato, bevuto e fumato.
Abbiamo scrutato, riso e sorriso.
Ci siamo abbracciati e sfidati.
Ci sentivamo davvero i più fighi. I più fighi di tutti.
Abbiamo scelto gli amici migliori.
Gli occhiali giusti.
Abbiamo sfoggiato le nostre magliette.
Dei Ramones. Death in June e dei Tool.
Non degli Swans.
Loro stavano sul palco, gli Swans.
Vecchi e potenti.
Vecchi grigi e potenti.
Rimbombava tutto. Le finestre i timpani e la pelle.
C’era pure Massimo Coppola col suo giubbino in spalla.
Figo comunque Massimo Coppola.
Con la barba e i movimenti giusti.
Aveva anche l’amico stiloso, Massimo Coppola.
Col cappotto di pelle e i capelli lunghi. Un fottutissimo duca bianco italiano.
E gli Swans continuavano a suonare. Non si stancavano mai di suonare, gli Swans.
Ed era tutto così scuro e ipnotico. Era tutto così diverso là dentro. Fuori dai giorni e dai ruoli.
Mentre continuavamo, ancora una volta, a sentirci i migliori. Davvero i più fighi.
I più fighi di tutti.
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