Wolfango: la nuova scena indipendente mi deprime
L’altra sera mi sono ritrovato ad un concerto di Umberto Palazzo.
Umberto Palazzo, quello che suonava con i Santo Niente e che ascoltavo al Liceo.
Quando ero giovane e incazzato.
Molto incazzato.
Con mia madre, con quelli che andavano in giro con le zeppe e un po’ anche con Michele Zarrillo.
Ero seriamente incazzato.
E anche ora lo sono.
Però è diverso: le zeppe vanno meno di moda, i pantaloni a zampa pure e Umberto Palazzo non lo ascolto più.
Tranne l’altra sera, appunto.
E a dirvela tutta non sapevo cosa aspettarmi.
Quindi, quando Umberto ha iniziato a suonare – con la sua compagna dalla voce alla Cristina Donà – ci sono rimasto.
Un mix tra dei Black Heart Procession senza tutti quegli strumenti, Nick Cave degli ultimi anni e Vinicio.
Insomma, una roba malinconica e cupa, fatta bene.
E quindi mi chiedo: per quale oscura ragione c’era quel gruppo spalla?
Che ogni due secondi e mezzo diceva Umberto GrazieUmberto Umbertoilnostromito.
Che, cazzo, stavo arrivando a odiarlo quel nome.
Perché, Umberto?
Con i milioni di gruppi sconosciuti che ci sono in Italia, perché proprio loro?
E hanno pure scritto una canzone per Sesto San Giovanni.
Cazzo.
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