Lettura marxista di "Biancaneve e i Sette Nani"

Lettura marxista di “Biancaneve e i Sette Nani”

Biancaneve e i Sette Nani dei Fratelli Grimm è una classica storia di capitalismo renano e di come non bisogna farsi ingannare dalla seduzione del riformismo.
La favola è ambientata nella zona delle miniere fra Francia e Germania, in un’imprecisata epoca pre-thatcheriana. Come in tante fiabe, c’è un Re Buono: è il padre di Biancaneve, il simbolo di quella tradizione di capitalismo paternalista del quale la figlia sarà erede. Il Re muore, mentre la Regina era già morta partorendo Biancaneve. Rimane la Regina cattiva, seconda moglie del Re, che accentra su di sé tutti i poteri, senza incontrare resistenze – nemmeno da parte di una borghesia ancora troppo inconsistente. La Regina cattiva sposta tutta la bilancia commerciale della fiaba sui beni voluttuari: la bellezza, per la quale rivaleggerà con Biancaneve; le costose feste, per finanziare le quali non esiterà a vessare il popolo con politiche di austerity.