Adoro viaggiare in macchina. Adoro la radio in macchina.
Mi piace cambiare e ricambiare velocemente le frequenze e pescare la trasmissione migliore.
Non ho bisogno di molta compagnia in macchina perché a me piace basta la radio.
Ah, le frequenze radio.
Che goduria imprecare quando ci si imbatte nelle 200 frequenze occupate da Radio Maria!
Che sollievo fermarsi ad ascoltare un interminabile monologo pannelliano.
Ma ieri la radio mi ha fatto un brutto scherzo. Uno di quegli scherzi che non ti aspetti da un’amica fedele.
Che poi venirlo a sapere dalla radio non è mica bello. Cerco di spiegarvi.
All’altezza di Termoli, intendo nel Molise, cioè tra Puglia e Marche, un fulmine mi colse.
Un nome. Un nome ed un cognome.
Annunciato da una vocina flebile e stridula. Disturbata dalle intermittenti frequenze che ci regala nonna Radio Rai: “…congresso…Libertà….a Bastia Umbra….Luca Barbareschi”.
Il messaggio non mi è chiaro.
Ma forse credo di aver capito.
Trasmettono su Gr Parlamento l’ennesimo congresso di zio Gianfranco.
Ma che c’entra Luca Barbareschi?
Perché c’è Luca Barbareschi?
Che cazzo c’entra Luca Barbareschi con Fini?
Ma non è tale binomio che mi destabilizza più di tanto.
Ciò che più mi provoca dolore e sgomento è riflettere sull’associazione cartesiana Radio Rai Gr Parlamento – Luca Barbareschi.
Perché, mi chiedo, parlano di Luca Barbareschi a Radio Rai Gr Parlamento?
Ma poi Luca Barbareschi inizia sovente a parlare. E cita Roosvelt.
Luca Barbareschi cita Franklin Delano Roosvelt.
E poi grida: “Dobbiamo fare come il Chievo”.
Perché Luca Barbareschi cita Franklin Delano Roosvelt?
E che cazzo c’entra il Chievo col New Deal?
E Flavia Perina con Sergio Pellissier?
Perché ha detto dobbiamo fare come il Chievo?
Dio mio perché?
Qualcuno mi deve spiegare questo frangente della convulsa letteratura politica attuale.
Me la meno un casino. Sono distrutto. Non capisco.
Perché Luca Barbareschi? Non era quello del “Gioco delle coppie”?
Si? Allora perché?
Ma poi, all’improvviso, mi tranquillizzo.
Perché mi viene in mente una cosa molto divertente che mi regala un sorriso.
Penso a Gianfranco Fini.
Penso che la figura di zio Gianfranco è inevitabilmente legata a particolari luoghi che ne hanno caratterizzato altrettante svolte.
Se penso a Fini mi viene in mente pefforza Salò o Predappio.
Poi penso a Fiuggi.
Montecarlo.
Poi forse Mirabello.
Adesso Bastia Umbra.
E si.
Scorgo l’inequivocabile congruenza che lega tutti questi luoghi.
Una sottile linea nera.
Penso che sono tutti dei posti di merda.
E sorrido.
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