Credo che possiamo trovarci tutti d’accordo.
Non ne sentivamo il bisogno, certo.
Eppure ci sembrava opportuno comparire, esistere, resistere.
Frankezze è un progetto, un’idea, un manifesto.
Frankezze è un collettivo.
Nasce da un goal su rimessa laterale e trova sfogo nelle quotidiane amarezze e frustrazioni tubo-catodiche nazionali.
Frankezze è racconto e sintesi del rincoglionimento generazionale, dell’assurdo italiano albertosordista, della barbarie incendiaria da lucchetti.
Frankezze sceglie di irridere questa sub-cultura televisivo-familiare, il luogo-comunismo radical chic piccolo borghese, la provinciale supponenza da salotto brunovespiano.
L’invernale e stratificata abbronzatura alla Carlo Conti per noi è ideologica più che finta.
Ecco perché la nostra sarà guerrilla da sagra, trincea da baretto, rappresaglia eno-gastronomica.
La rivolta sarà condotta con spirito e sacrificio e portata a compimento. Dopo l’ammazzacaffé, magari.
Non abbiamo paura.
Non abbiate paura.
E’ arrivato il momento di ridare la caparra al vostro cervello in subaffitto, è ufficialmente partita la colonizzazione culturale.
Affacciatevi alla finestra, da oggi si respira vento di frankezze.