Una volta a Venezia vidi un film di zombies, e in sala, a vederlo insieme a tutti gli altri, c’era il regista del film, George A. Romero.
E un’altra volta a Bologna vidi un film di operai, e in sala a vederlo insieme a tutti gli altri, c’era il regista del film, Mario Monicelli.
E prima del film lui disse che questo film era, tra tutti quelli che aveva fatto, quello che amava di più. E poi il direttore della sala che aveva organizzato la proiezione lo accompagnò a sedersi, in un posto un po’ indietro, vicino a dove ero seduto io, e lui era già un bel po’ anziano e la vista era quella che era, e gli chiesero se quel posto andava bene per vedere il film e lui un po’ sottovoce disse Eh, meno male che l’ho già visto.
E in questo film tra gli altri c’è un operaio di sedici anni e la mattina si sveglia e va a lavarsi e usa l’acqua di una brocca che però nella notte è diventata ghiaccio e lui rompe questo ghiaccio e lo mette nel lavabo un po’ come il secchiello dello champagne, solo che qui non c’è champagne, c’è Torino alla fine dell’ottocento, e un freddo che hai voglia a coprirti.
E gli operai sono come bambini, all’inizio del film, e stanno sempre insieme che lavorano quattordici ore al giorno, e vanno dai padroni a togliersi il cappello e a dire Non è che possiamo lavorare tredici ore, invece? E per i padroni è proprio una cosa strana, buffa che questi operai vadano da loro a chiedere questa cosa, e quando loro trovano coraggio e gridano Quello che è assurdo è sfruttare la gente, nell’altra stanza non c’è più nessuno, se ne sono già andati tutti.
E quando una donna in mezzo agli altri vuole chiedere il suo diritto a parlare dice Anche noi donne dobbiamo reclamare i nostri doveri.
E nel film a un certo punto arriva una parola che questi operai, che sono come bambini, dicono come se fosse una parola sconcia che non si può dire, e sono spaventati e affascinati insieme, da questa parola sensuale e conturbante che parla di una cosa che nessuno ha mai visto e sa com’è fatta, e questa parola è Sciopero.
E dopo un po’ scoprono che questo Sciopero è soprattutto avere sempre più fame e in cambio niente e non sono più come bambini, adesso.
E ci sono le guardie che a un certo punto sparano sugli operai, e gli operai si ritirano come la marea che lascia i granchi morti sulla spiaggia, e la sabbia qui è fango e a rimanere indietro è un operaio di sedici anni.
E questo è uno di quei film così disincantati e pessimisti sulle cose del mondo, e sugli uomini, che però quando finisce ti alzi dalla sedia leggero, non sai bene perché, e ti sembra che sia coraggio, quella cosa lì, o speranza persino, e gratitudine.