Fratelli carissimi, dedico queste poche righe (e questa molta birra) a noi.
A noi, pesci siluro del carrello, che draghiamo i bassifondi del discount;
latin lover della cassa 4, che chiamiamo le commesse per nome di battesimo;
neofrancescani dello scaffale, che chiamiamo le sottomarche per nome di battesimo.
A noi, oculati alcolisti, che non pagheremmo mai più di 87 centesimi un litro di birra;
autarchici del legume, che abbiamo in casa tanto scatolame da poter resistere a un assedio di 90 giorni;
inguaribili ottimisti, che paghiamo una spesa da 4,39 euro con un assegno postdatato.
A noi, dandy dei tempi cupi, che compriamo anche i vestiti dal discount;
cripto-esibizionisti, che indossiamo come gilet un giubbotto catarifrangente;
opportunisti d’area di rigore, che superiamo l’invernata con i maglioni della Protezione civile.
A noi, masticatori di fagioli dimenticati dall’espressionismo.
A noi, disperati Pavarotti del rutto notturno.
A noi, che la crisi l’abbiamo sentita prima di tutti. Nelle transaminasi.